giovedì, aprile 05, 2012

VARICEDDRE E VARE

Nomi che mi suonano strani sempre, non essendo di questa terra, fino a qualche anno fa non sapevo cosa volessero significare.
Le varicedde (variceddre in siciliano) sono gruppi di statue costruite artigianalmente che rappresentano le varie fasi dell'ultima parte della vita di Gesù Cristo.
Sono trainate sempre il giorno del mercoledì santo e portate in giro per il centro della città e ogni statua è capitanata da una banda che suona una melodia diversa dalla banda che segue un altra varicedda.
Il Giovedì santo girano le Vare, che sono le statue più grandi, pesantissime, che per trainarle ci vogliono diverse persone.
Un fiume di gente segue queste processioni che da anni,ogni anno, si ripetono con la stessa passione  portando avanti tradizioni che tutti i bambini conoscono e che a loro volta faranno conoscere ai loro figli.

Sono scene suggestive, la Sicilia trasmette questo mistero, queste credenze, sa ancora di antico, sa di culture miste, di influenze e la Pasqua è un momento sacro per tutto il paese, dove ogni realtà cerca di rappresentare questo periodo con tradizioni proprie del posto.

La loro storia comunque sarebbe molto più ampia, io la conosco così a grandi linee, ma ci sono ruoli ben prestabiliti per ogni giornata, per ogni azione.

Mentre tornavo a casa per pausa pranzo sentivo nel calduccio di queste giornate primaverili questo alone di festa, questa attesa.
Per strada erano già pronte le bancarelle di palloncini e dolci per deliziare e calmare le voglie e i lamenti dei bambini che, sicuramente, stasera e nei prossimi giorni si faranno sentire.


Erano pronti anche i signori della "semenza" con i loro sacchi colmi di noccioline, semi di girasole o di zucca , pistacchi e nocciole, bombe di calorie da sgranocchiare durante la processione, lentamente come l'andamento della stessa.

Erano pronti i venditori di "pane e panelle" che sistemavano le loro latte di olio e i panini vuoti in attesa di essere tagliati e riempiti di fritto.
 C'erano persone in piazza, che chiacchieravano del cosa sarebbe successo dopo i fuochi d'artificio e gente con strumenti musicali, che dopo le ultimissime prove tornavano a casa per pranzare con le loro famiglie.

Mentre passeggiavo non sono riuscita a fare molte foto, ma ero in compagnia di un movimento diverso dal solito, una città risvegliata e impaziente di assistere ancora una volta a musiche, suoni e odori tipici della Pasqua nissena.



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