domenica, aprile 21, 2013

STRANA ATMOSFERA








Ma che colore ha una giornata uggiosa, chiedeva Battisti.


Oggi gli risponderei con un'altra canzone che avevo spostato nel cassetto, qualche mese fa, ma che oggi la riascolto volentieri perché è sempre un pò parte di me.

Decisamente questa ^___^



Io cammino 
di notte da sola 
poi piango poi rido 
e aspetto l'aurora 
Ed è una realtà 
tutta mia 
e una strana atmosfera 
pervade la mente 
di sera 
Io vivo 
a volte infelice 
a volte gaudente 
talvolta vincente 
o perdente 
Ed è una vita d'artista 
così altalenante 
ma quello che creo 
è importante per me 
Io cammino 
di notte da sola 
poi piango, poi rido 
poi parlo, poi rido 
poi grido


Amalia Grè 

venerdì, febbraio 01, 2013

IL PRIMO DEL MESE

E poi ci sono giorni in cui, ti svegli la mattina, ti alzi riposato e c'è un sole bellissimo.
Fai i soliti passi, fai le cose abitudinarie che rasserenano perché sono diventate man mano tue.
Le stanze sono le stesse, ognuna illuminata diversamente durante le varie ore del giorno, ma restano sempre quelle e non c'è noia nel riconoscerle e vederle lì ferme.
Ci sono anche piccoli sorrisi, odori che fanno parte di tutto questo.

Poi continui, cammini, guardi, ti giri, ti muovi e ad un tratto, succede che,  tutto crolla e la mente diventa una super nova di pensieri che si mangiano tra di loro.
Diventano buio e risucchiano ogni pensiero positivo che in quelle abitudini ti eri costruito.

riiniziare. rialzarsi. ripartire.riprovare.ricostruire. ri ri ri ri ri ri .....

ri-torno al mio "lavoro".




mercoledì, gennaio 30, 2013

UN MERCOLEDI' QUALUNQUE


Oggi pomeriggio c’è un bellissimo sole.
Non si faceva vedere da quindici o sedici giorni, il che per una vita isolana non è poco.
C’è anche un po’ di mal di testa che vuole al suo fianco anche l’arcata dentale superiore sinistra.

Stamane mi sono svegliata con un sogno strano che si va a sommare agli altri migliaia che faccio e che, anche se li racconto, poi se ne vanno ugualmente.
Sarebbe bello poter avere una carpetta che li contiene tutti, credo che possa essere una cosa simpatica da sfogliare e rileggere o magari utile ad inventori  di storie o qualche sceneggiatura per possibili cortometraggi.

Sì io sono così, viaggio sempre, creo mentalmente possibilità anche assurde, mi figuro le immagini o le vignette che potrebbero uscirne, spesso le racconto e non sempre ho occhi divertiti che mi guardano tanto quanto ciò che sento nel dirle.
Non mi interessa come risulto agli occhi degli altri, anche se la curiosità è donna ed in alcune situazioni  pam! viene fuori come un bambino che sbuca da dietro un cespuglio.

Non mi è mai importato davvero ciò che gli altri dicono o pensano su di me, questo è anche dato la fatto che la mia fase intermedia di vita, quella adolescenziale, quella che dovrebbe essere concepita per l’incontro e lo scambio con altri  esseri umani, l’ho trascorsa tra me e me crescendomi, facendo quello che più amavo, ascoltare musica e disegnare, loro andavano sempre di pari passo.

La mia vita sociale era pari a zero rapportata alle mie coetanee che, a quel tempo, emulavano “non è la rai”e i loro balletti inutili.
Ma ogni generazione ha i suoi crucci.

Io forse ero la nerd per loro, quella con gli occhiali, quella buona che c’era sempre nell' ascoltare tutti e consigliare a tutti.
Ero quella che sapeva disegnare bene, ero quella che però quando era ora di uscire a prendere un gelato non si chiamava.
Aaaah … già allora rimpiangevo la mia infanzia, un altro mondo, da raccontare a lungo.

Diciamo che in quegli anni a furia di cose ero diventata un orsetto.
Ero diventata anche un bel recipiente, di quelli che crescevano come il vaso in “ghost” acqua e creta, arrivato alla grandezza desiderata ci fu anche la fase di cottura, per rendere tutto bello duro e impenetrabile.

Ero circondata di mio.
Condividevo sogni e storie su carta con una amica che ancora oggi è lì a ri-condividere le stesse cose con la stessa ilarità ma con meno tempo, perché lei diventata mamma di due fantastiche bambine ed io distante tanto quanto c’è dall’Emilia alla Sicilia.

Ovviamente ci furono miglioramenti e tante altre cose e incontri, ma amo ciò che ho vissuto anche se con piccole magagne da mandare giù che rapportato all'età erano problemi insormontabili e più che seri.
Mai sminuire un problema adolescenziale!

Non so perché ho parlato di questo, forse la canzone di Nina Simone che mi sono ascoltata a palla mentre venivo verso il lavoro mi ha ispirata.
http://www.youtube.com/watch?v=rw5mPhl1Njw   buon ascolto!
(che poi la versione del musical HAIR è stupenda ugualmente)

Arigatou
Licchan



Ain't got no home, ain't got no shoes
Ain't got no money, ain't got no class
Ain't got no skirts, ain't got no sweater
Ain't got no perfume, ain't got no beer
Ain't got no man

Ain't got no mother, ain't got no culture
Ain't got no friends, ain't got no schooling
Ain't got no love, ain't got no name
Ain't got no ticket, ain't got no token
Ain't got no God

What about God?
Why am I alive anyway?
Yeah, what about God?
Nobody can take away

I got my hair, I got my head
I got my brains, I got my ears
I got my eyes, I got my nose
I got my mouth, I got my smile
I got my tongue, I got my chin
I got my neck, I got my boobs

I got my heart, I got my soul
I got my back, I got my sex
I got my arms, I got my hands
I got my fingers, Got my legs
I got my feet, I got my toes
I got my liver, Got my blood

I've got life , I've got my freedom
I've got the life

And I'm gonna keep it
I've got the life
And nobody's gonna take it away
I've got the life 

sabato, settembre 29, 2012

FAME DI UN SOLO LUOGO

Sono AFFAMATA di Giappone.

Non posso farci nulla, è così. Punto.


Mal di Giappone dicono, ne sento parlare, lo leggo in giro, ma io lo provo davvero e manco ci sono stata. Ho sensazioni forti, ho andrenalina come se ogni giorno fossi con le valigie, pronta per partire.
Sogno ad occhi aperti e mi circondo di cose che possono ricordarmi l'idea che ho del Giappone.

Me la prendo se qualcuno mi sorpassa, ci resto male se chi ci va al posto mio, non lo ama davvero ma ci va tanto per...

Non aspetto altro, a volte non aspetto nemmeno me stessa.

Vado a fluttuare.




lunedì, luglio 09, 2012

QUASI UN ANNO, UN VIAGGIO

Ritrovo nel mio cellulare fotine fatte durante un mio viaggio in treno. Io amo i viaggi in treno, forse per il fatto che odio l'aereo e che quindi non ho alternative, ma forse no, mi piace perché si vedono tanti particolari o perlomeno io li noto.
Sono un'osservatrice sì, sono quella da dietro le quinte, non la prima donna dello spettacolo.
Osservo e i viaggi lunghi in treno quelli che faccio io, da milleduecento chilometri che vanno dalla Sicilia all' Emilia Romagna, ti permettono questo.

Le stazioni di sosta, breve o lunga che sia, fa si che io possa rivolgere, da dietro al finestrino, sguardi sui saluti, quelli di unione e quelli di addii o semplicemente "arrivederci alla settimana prossima".
Si vedono lacrime, risate, bambini con le mamme indaffarate e trasportare tutto,abbracci oh sì tanti abbracci e a me piacciono gli abbracci.

Che belle le stazioni, che bella la gente.

Nei viaggi entri nel viaggio di tutti gli altri. Ci sono le persone più disparate, ricchi, poveri, trasandati, curati, giovani, anziani, italiani, stranieri.
Cerchi di riconoscere accenti, pronunce, lingue.
Capire da alcuni discorsi dove si va, dove si sta tornando e a volte anche perché.
Studenti, lavoratori, mamme che raggiungono figli.

Poi fotografie, per immortalare il viaggio, dove mi sono sempre chiesta in quante foto faccia parte della "comparsa per sbaglio" e dove  mi piace immaginare di essere presente in qualche album di famiglie giapponesi, inglesi, australiane o conterranee.

Sono a lavoro e non posso scrivere di più. Lascio solo le foto che hanno scaturito la voglia di farmi scrivere un pensiero che ho sempre avuto riguardo le stazioni. 


Io vivo il viaggio e gli spostamenti riempiendomi di quello che mi circonda.

mercoledì, maggio 09, 2012

HOME SWEET HOME


E tutto inizia il sabato sera, direzione Catania, in agitazione per il viaggio che il mattino seguente mi attendeva, come ogni viaggio io mi agito, divento scema, esce fuori il lato superstizioso che non ho mai nella quotidianità, quando parto sì, credo a tutte le leggende metropolitane di catastrofi varie e chiaramente la protagonista sono io.

Passata la fase ansiosa, si va in stazione. Aspettavo di tornare nella mia Emilia da 8 mesi, e il treno : CANCELLATO.
Ecco le FS italiane , ecco le mie brutte parole che stavano per uscire, all’ufficio informazioni gente accalcata una sull’altra, sembrava una gara a premi per chi riusciva a farsi rispondere prima di un altro, dire gente agitata è poco.
La signora incompetente che credeva di sapere tutto, ma alla fine non sapeva nulla.
Io e la mia amica troviamo, senza l’aiuto dei dipendenti ferroviari ed in particolare questa signora, una soluzione secondaria: fuggire verso Messina.
Anche l’Etna sbuffava.

Soluzione trovata, attendo il mio treno alle 14:09 anziché partire alle 8.43, ma poco importa.
La traversata più bella tra i miei vari viaggi. Di solito non amo il traghetto ma quel giorno ero raggiante e piena di nuovo che mi attendeva.
Il mare piattissimo, sole caldo e la Sicilia e la Sardegna che si salutano, come ogni giorno.
Aiutai un gruppo di turisti tedeschi di mezz’età e soddisfatta attesi in stazione il mio eurostar.
In orario stavolta.
Io adoro i viaggi in treno.
Mi perdo nel movimento delle cose visibili dal finestrino. Tutta la costa tirrenica, tutto il mare calabro, il Vesuvio, la stazione con la Feltrinelli di Napoli, la moltitudine di  persone, ognuno con la  sua storia, e chissà quante di queste storie si incrociano o incroceranno in futuro.
Vedere come camminano, come parlano, come gesticolano, da dove arrivano e dove vanno, saluti di distacco e saluti di unione, saluti formali e informali. Tutto questo è fantastico.
Poi Roma e il suo fascino anche solo dalla stazione termini, poi la città del rinascimento e poi Bulogna e i suoi turtlein.

Scendo e al primo incontro mia sorella. I miei genitori non sapevano nulla che sarei arrivata.
Attendevano lei, non me e invece quando entrai dalla porta secondaria mia madre restò pietrificata, mi sentii un po’ figlia di Forco e Ceto: Medusa.

Passato l’incantesimo mia madre tornò alla normalità e mio padre si svegliò dal torpore che il divano gli causa, ogni sera dopo cena esclamando con voce assonnata “che succede?” , poi, vabbeh,  il lato tenero lo tengo per me.

La settimana è volata,ma ho gustato ogni attimo.
Il mio paesino è sempre identico, resta intatto e mi piace ritrovare tutto dove è sempre stato.

Sono stata a mangiare nella tipica festa dell’Unità, che caratterizza questa regione, che non unisce più solo una fetta di pensiero politico, ma unisce tutta la comunità, si mangia il cibo delle nonne e lo si fa bene, chiaro che alle nove di sera, mentre io cenavo  il resto di tutta la sala era già nella stanza accanto a ballare il liscio e i balli di gruppo.

L’età media non era proprio alla mia portata, ma il cibo sì.



Il cibo più soddisfacente però è quello della mamma, quello lucano e emiliano insieme, quello della sua instancabilità, della sua energia e vitalità sempre presente, il suo mandare giù e andare avanti.
La sua costanza, la sua pazienza, il suo non lamentarsi mai, il suo amore smisurato per la sua famiglia è troppe cose che elencarle ci vorrebbe un libro intero.

Poi ci fu il primo incontro della settimana con una persona che non vedevo da sei anni, e mi ha fatto molto piacere poter gustare un caffè d’orzo insieme e raccontare cosa c’è stato nel mezzo.

Il secondo incontro con la mia storica amica e le sue bambine e pranzare con loro e raccontare cosa fanno le bimbe e cosa facevamo da piccole noi, sempre un piacere stare con lei e le mie nipoti, e vederle crescere e trovare sempre l’amica con la quale giocavo e con la quale ho vissuto tutte le varie fasi di infanzia adolescenza e fase adulta? Non credo che lo saremo mai adulte.

Il terzo incontro è stato con la futura sposa Joe, e le nostre mille chiacchiere che credo non si fermerebbero mai, una rosa di discorsi e parole che chissà da dove ci vengono e bisogna sempre stare attenti perché non  ne concludiamo uno, perché nel frattempo ce ne vengono sempre in mente altri, i racconti dettagliati, di vita, di sensazioni, di parole, di tutto tuttissimo, analizziamo ogni singola cosa e ci confrontiamo sempre su tutto, d’altra parte sarò la sua testimone il mese prossimo e ne sono davvero strafelice!

Alla sua prova d’abito, ha aspettato ci fossi anch’io e quando uscì da dietro la  tenda e pronta alla passerella, le ho canticchiato “i sogni son desideeeeriii” e l’ho filmata e fotografata. Effettivamente sapeva di principessa il tutto e lei raggiante e felice e a tratti commossa direi.
Poi altre mille chiacchiere incastrate e pranzo con la mia family e dinuovo nel tardo pomeriggio con Joe e il suo futuro maritino ^^ pizza, chiacchiere, parole parole parole parole parole ….

Il quarto incontro con un'altra amica/sorella , perché alla fine ho sceltro di incontrare la mia famiglia non carnale, ma la mia famiglia di viaggio.
Giapponetta aveva cucinato per tutta mattina perché mi aspettava, era a casa con suo marito Yoda e ogni volta che li vedo, non li sento sposati, ma poi mi ricordo di quando ho firmato al loro matrimonio due anni fa e allora me ne convinco.
Mangiato benissimo e mentre io e Yoda aspettavamo, e il loro carlino Odessa grugniva e scodinzolava per coccole e saluti, abbiamo composto un pezzo, lui al piano io alla voce e credo che sarà un successone! Lo riascolto e rido da matti, sono di quelle cose che si fanno così all’improvviso, senza pensarci troppo, senza chiederci, ma ti va di farlo? No, sono le cazzate che nascono così e basta e sono le sensazioni che ti fanno stare bene.
Gli ho donato un maneki-neko e loro un barattolino spray che spruzzato simula la cacca di cane.
Questi sono i veri amici.
Abbiamo finito il nostro tempo insieme giocando a Trivial Pursuit e chiaramente io ho perso. L’ignoranza mi avvolge in quei momenti.
Salutandoli con baci abbracci e baci e abbracci, certa di un nuovo entusiasmante incontro!

Il giorno seguente, dopo il pranzo preparato per la famiglia lavorante, un nuovo attesissimo incontro.
Aspettavo di vedere la nuova creatura: Gabriel il figlio della mia ex-insegnante, lei che è un punto fermissimo della mia esistenza.
Ero emozionata e quando mi han aperto la porta lui era lì in braccio a sua mamma e ha sorriso, un sorriso imparato nei suoi 7 mesi. Ci è voluto un pò di tempo prima di farsi prendere in braccio perché io ero la novità e lui lo era per me, ma, appena ho sollevato quel cucciolo di uomo, ero già impazzita. Ho giocato con lui e con sua mamma e abbiamo passato un pomeriggio tenerissimo, tra i suoi giochi, un buon gelato, una passeggiata nel parchetto verdissimo sotto casa.
Mi sento la zia che viene dal sud, anche se non sono nativa del sud,  che va a trovare i nipoti, che li coccola e li adora.
Già non vedo l’ora di spupazzarmelo dinuovo, di toccargli i piedi cubici e di sentire le sue orecchie di carta velina ^___^

Ora arrivando al sabato, il motivo maggiore del mio viaggio verso il nord. Addio al nubilato di Joe. Un addio al nubilato tutto diverso, solo io e lei.
Io e lei come sempre siamo state, un addio al suo essere single nella semplicità del nostro stare insieme.
I nostri posti, i ritardi e le infinite chiacchiere. Non ho mai trovato altre persone così piene di parole come con Joe. Discorsi che si accavallano, quali dire per prima? Cosa imparare? Cosa assimilare? Quale ha precedenza sull’altro? e poi ne ridiamo di tutto questo e ogni volta ci diciamo “ma com’è che ci siamo finite a parlare di questo??”
Le ho voluto fare alcuni regali che riprendessero una nostra passione, ovvero il mondo di Harry Potter e del riconoscere ogni volta il suo essere tremendamente geniale.
Le donai una bottiglia di Burro-Birra (fatta da me) dopo una sana abbuffata al sushi bar di Reggio Emilia. 
Poi seguì (sempre fatta da me su carta di pergamena) la “mappa del malandrino” e sulla mappa non c’era Hogwarts ma il nostro piccolo paese, con le foto dei nostri posti fissi applicate in piccole finestrelle coincidenti alla posizione esatta sulla cartina e Joe rimase visibilmente contenta.
Poi passammo al giro prepariamoci a capire la fase trucco del giorno del matrimonio, ed io in quanto sua futura testimone sono stata trascinata in un negozio di soli trucchi, che se fosse per me chiuderebbe prima di aprire. Mi sono accorta entrando in quel luogo di ragazze urlanti e con occhi pieni di stelline, che  la mia femminilità è direttamente proporzionale al sale nel caffè.
Dopo due ore, ma due ore di orologio, io uscita stremata e Joe carichissima, sia d’animo che di prodotti.
Poi finalmente la controparte, un salto in sala giochi, dove io do il meglio di me ahaha…
A seguire una cenetta con altre due sue amiche in una taverna in città, caratteristica, pietra a faccia vista in un piano sotterrato, come fosse una cantina, ma al posto delle botti, i tavoli.
Dopo un ottimo piatto di calamari grigliati, ci spostammo in piazza dove prendemmo posto intorno ad un tavolino all’aperto, ed è stato bellissimo poter ridere e scherzare circondati di vita, sembrava mezzogiorno da quanta gente c’era, e mi mancava questa vitalità cittadina.
Verso le 2 di notte venne l’ora dei saluti con le ragazze di città ed io e Joe finimmo la serata nel nostro parchetto, nel nostro paesino, quello dove ci fermavamo sempre a fumare l’ultima sigaretta, che poi diventavano due, tre perché le chiacchiere ci prendevano sempre. Stavolta però il rito fu fatto a metà perché io ho smesso di fumare da due anni, e ci siamo dette che recupereremo prima del matrimonio con il narghilè aromatizzato all’uva.
Penultimo pensierino, un Omamori originale per il matrimonio e infine come ultimo regalo, chiusura di occhi, e il “gira tempo” di Hermione, un oggetto che era nella sua lista dei desideri, era nelle sue mani.
Anche qui passammo ai saluti, baci abbracci e a prestissimo.

Prestissimo fu anche il suono della sveglia del mattino successivo,dove io e la mia famiglia partimmo all’alba per poter andare a trovare il mio fratellino che lavora in Svizzera e giù di viaggio di tre ore e mezza,  ma soccia se ne è valsa la pena, dopo non so quanto tempo finalmente abbiamo pranzato tutti e cinque insieme!
Posto carinissimo peccato rovinato un po’ dal maltempo ma l’effetto delle nuvole che inghiottivano i monti era strepitoso, poi il lago con i germani dentro, la pulizia delle strade, tutto molto caratteristico.
Mia mamma aveva preparato il pranzo da casa la sera prima, e mi chiedo perché le mamme e soprattutto quelle del sud, preparano quantità di cibo come se dovesse esserci una guerra imminente. Se hai la febbre “mangia che stai meglio” se hai l’umore un po’ già “mangia che ti tira su” se hai mal di gola “mangia qualcosa che ti passa”, insomma la salute e l’umore sono comandate da che tipo e quanto cibo ingerisci.
Però è bello essere coccolati cavoli quanto è bello e prezioso.

E dopo aver abbracciato mio fratello tanto alto quanto timido, toccato l’orecchio che ho martoriato da quando è nato, lo salutai e anche a lui lasciai un bel omamori per la fortuna, per augurargli tutto ciò che di positivo possa accadergli.

Rientrammo a casa e stremata mi concentrai a fare la valigia per il mio ritorno.
Un abbraccio alla mia famiglia e so che tanto il mese prossimo rivedrò tutto questo e sono piena di carica e gioia.

Rientrata davvero su di giri e grazie agli sbalzi di temperatura adesso ho da tre giorni la voce di Patty e Selma, sorelle di Marge Simpson.