mercoledì, marzo 28, 2012

CHI E' KARONT ?


Lui è mio.
Sì anche se suona strano, però è una mia creatura, l’ho formato dieci anni fa e puntualmente mi segue.
Segue le mie matite, le mie biro.
Quando sono a lavorare e ho tempo per qualche scarabocchio lui c’è.
L’ho chiamato Karont, con un vago riferimento a Caronte, il gondoliere della Divina Commedia di Dante.

Karont Natron che, in seguito, ho scoperto che il Natron è un elemento chimico.

Fatto sta che Karont non ha nulla a che fare né con le gondole e nemmeno con la chimica, ma con i succhia-sangue, non banchieri parlamentari o quant’altro, ma con i vampiri.

Un vampiro sì, prima che questi personaggi fossero stati manipolati da Stephenie Meyer  e commercializzati in ogni luogo, in ogni lago.


Karont parte prima vi lascia. 
Devo chiudere cassa, armi e bagagli e poi via a cenare!


Schioooooodarsi!

martedì, marzo 27, 2012

LA PRIMAVERA ARRIVA ANCHE COSI'


Inizio in piena primavera, la mia stagione, dove tutto risorge, dove ci si scrolla di dosso un pò di polvere, ci si sistema i capelli e le ossa sembrano meno rigide.
Con il sole caldo esco da lavoro venerdì 23 marzo, direzione Catania.
Un week-end nuovo, che spezza la routine, come la nuova primavera.

Nessuno sa cosa ci presenta il minuto successivo, quello dopo e quello dopo ancora.



Ci aspettavano in albergo Hiroharu e Hide.
Non sapevo bene chi erano, che viso avessero (se non in foto) che gesti gli appartenevano, ma ero andata per scoprirlo.
Hiro è un amico di facebook, strano dire amico di facebook, ai miei tempi si diceva “amici di penna”.
Arrivata all’albergo loro erano in stanza e bussai.
Mi aprì Hiro e dopo esserci salutati con un sonoro “ciao” ci abbracciammo, non pensavo che i giapponesi fossero così propensi, come noi italiani, al contatto fisico.
Dietro di lui c’era Hide, che non sapeva una parola di italiano e nemmeno di inglese, che con la mano salutava e faceva piccoli inchini mentre l’altra mano era impegnata, perché aveva una conversazione con sua madre al telefonino.
Eravamo lì in piedi davanti a noi e Hiro subito ci diede un regalino, come di benvenuto, un pensierino tutto giapponese, molto manga.
Hide nel frattempo finì la sua conversazione e mi consegnò dei fogli con lo shodo che aveva preparato per me qualche sera prima.Stupendi, felicissima, corsi nella mia stanza a prendere i regali che avevo preparato per loro e scartandoli ci fu una continua ovazione.
Tutto ciò che a loro piace è seguito da un “UOOOO” e mi riempì di gioia vedere che il libro illustrato che gli avevo regalato era pieno di UOO, così come Hide che mi ringraziò per il suo regalo.

Era l’ora di cena e andammo in una trattoria tipica di Catania a mangiare pesce perché Hide ne aveva voglia e accontentammo la richiesta.
Mangiarono tutto con gusto, durante la cena su un taccuino facemmo scrivere nomi in kanji e li vedevamo concentrati nella scelta giusta degli ideogrammi.
Io feci vedere i miei miseri hiragana e loro mi applaudivano, ma mica c’è molto da applaudire pensai, dato che sapere gli hiragana è solo un micro passo dal sapere la loro lingua, però mi fecero contenta.
Dopo un giro in centro, piazza università, l’elefante simbolo di Catania, la cattedrale di Sant’Agata, qualche racconto di Catania e un selz mandarinetto per Hiro ed uno alla fragola per Hide, si fece notte e andammo a dormire per prepararci al giorno seguente.

Sabato mattina, colazione in albergo insieme e poi in auto verso Siracusa / Ortigia .
Io non c’ero mai stata e contenta di scoprire con loro cose nuove.
Visitammo i resti archeologici con il famoso teatro greco dove ogni estate vengono rappresentate magicamente le tragedie greche senza l’utilizzo di amplificatori, perché i greci erano avanti coi tempi, calcolarono tutto per un acustica perfetta.

Foto foto foto risate e UOOO.






Fotografai due ramarri bellissimi ( io adoro scovare mostriciattoli liberi di stare nel loro habitat).
Ci fu anche un pò di Giappone in questo luogo, dissi sorridendo, una piccola piantagione di bambù e un mandorlo in fiore!

Ci divertimmo a fare l’eco nell’orecchio di Dionisio, regalai ad ognuno una collanina, fatte con la lava dell’Etna, il monte Fuji italiano.

Un giro ad Ortigia, le bancarelle di “semenza”, la piazza bianca, il mare, l’oca che sosta nel parchetto, le arancine.

Finita la gita dovevamo rientrare in albergo.
Ci aspettava il concerto di Giorgia ad Acireale.
La mia cantante preferita l’avrei rivista, riascoltata e avrei portato anche un po’ di Giappone nella mia passione che volevo di più?
Il di più arrivò.

Da premettere che venerdì in pausa pranzo, mentre preparavo le valigie, preparai anche uno striscione da tirar fuori durante il concerto sul quale c’era scritto: “from Japan for you, please a photo with you! ”.

Arrivati nel parterre ci sedemmo, poi una volta iniziato il concerto era difficile restare sulle sedie.
 Hiro e Hide ascoltavano e guardavano felici ed io contenta che gli piaceva tutto questo.
 Il fato volle che prima che Giorgia finisse il concerto per tutta una serie di cose, difficili da spiegare qui, ci vorrebbe la mimica, finalmente si accorge di noi con il nostro cartellone, del nostro baccano e mentre parlava al microfono lesse il cartellone e disse: ”ma dal Giappone ppè davero?” , noi ci fiondammo sotto al palco in un nanosecondo e riuscimmo ad avere oltre che l’attenzione di Giorgia (che interruppe per noi il concerto) anche quello di tutto il palazzetto, riuscimmo a toccarla, fare fotografia e ringraziarla.

Rimasi stordita, incredula, elettrizzata e incredibilmente felice di tutto questo insieme di cose che capitano troppo raramente.

Per tutta sera a parlare di questa cosa, andare a cenare con i fantastici pizzoli  e raccontare altre cose sull’Italia, sui siciliani, sui giapponesi, su usanze, feste e modi di dire.

Altri amici si univano al gruppo altre domande, altre curiosità si sommavano a quelle già fatte.

Ultimo giorno dei nostri nuovi amici Giapponesi a Taormina.
 Taeatro greco, stradine medievali, chiese, foto foto foto UOO UOO.
Hide aveva imparato Grazie – Ciao – Pancia piena – Buono – Ho capito.
Il must era scherzare con lui su una onomatopea giapponese, abeshi! 
Hiro toccava Hide e Hide faceva finta di esplodere, esclamandola ogni volta e noi ridevamo un casino.

Regalai un mio disegno ad ognuno che scelsero dalla moleskine che porto sempre con me.
Mangiammo la famosa granita che solo qui in Sicilia esiste fatta così. Poi un'altra nel tardo pomeriggio.
Ultima tappa i faraglioni di Acitrezza e poi diretti a Catania mentre in auto Hiro raccontava, sotto nostre mille domande, che il cognome dei figli in Giappone non è solo del padre, ma può essere anche della madre.

Arrivammo alle 20 in stazione a Catania e arrivò il momento del saluto.
Tanti abbracci, tante volte ciao, grazie, a presto, ci sentiamo, e Hide, con la sua infinita tenerezza e a volte imbarazzo rispetto a Hiro,  mi prese le mani giunte nelle sue e mi salutò con l’inchino che io ricambiai con naturalezza.

La mia primavera è iniziata nel migliore dei modi.
Non avevo aspettative e ho preso tutto come capitava, era già scritto? non lo so.
Adoro la semplicità, adoro piccoli gesti, poche parole.
Adoro momenti indimenticabili creati da situazioni che per molti possono non sembrare per nulla importanti o particolari, c’è chi per star bene deve sballarsi o fare scorrettezze, per me lo sballo è una carezza, un inchino timido di Hide, Giorgia che mi ringrazia, i miei amici che mi stanno vicini, le risate senza senso e miliardi di altre  sensazioni così dettate solo dal caso in piena naturalezza.
Arigatou.